Festival delle Geografie 2022. Orazio Antinori precursore della cooperazione di comunità?

Ornella D’Alessio, giornalista e geografa, è da quest’anno membro del Comitato Scientifico del Festival delle Geografie.
Il suo intervento avrà luogo venerdì 8 aprile alle ore 15.45, a Levanto, presso l’auditorium dell’Ospitalia del Mare e sarà trasmesso anche in diretta streaming sulla pagina Facebook del Festival, con la possibilità di fare domande e ricevere risposte, registrato e caricato successivamente su YouTube.
Pubblichiamo qui la sinossi completa.
di Ornella D’Alessio
Oggi, in contesti di dinamiche fra Stati e altre intemperie che sembrano riportarci ben indietro nel tempo, diventa interessante riconsiderare personaggi di oltre un secolo fa che, in climi culturali e politici diversi, ma non troppo, da quelli attuali, avevano proposto modi di rapportarsi con i popoli di altre aree del pianeta orientati al pacifico e fecondo riconoscimento delle ragioni e dei valori altrui.
La figura di Orazio Antinori (Perugia, 1811; Let Marefia, 1882), nota ai più per i suoi grandi meriti di naturalista e di esploratore, è certamente fra queste. La discreta mole di letteratura che lo riguarda ci consegna la realtà complessa di uno studioso instancabile, curioso e tuttavia capace realizzatore di situazioni di ricerca e di approfondimento scientifico che hanno dato buona prova, pur attraverso le tempeste belliche del secolo scorso e non solo, di capacità ed esistenza. E in un certo senso anche di resilienza, perché è grazie alle profonde radici da lui lasciate che è stato possibile, in tempi recenti, un riavvicinamento a scopo culturale e scientifico con i luoghi etiopici in cui ha passato gli ultimi sette anni di vita.
Naturalmente la letteratura che lo riguarda insiste per la maggior parte sui suoi meriti scientifici posti in essere in tempi di grande difficoltà di comunicazione rispetto all’oggi e tenendo conto che si è, per quanto riguarda le esplorazioni, in una fase ancora largamente iniziale rispetto soprattutto alle conoscenze occidentali relative al continente africano. D’altro canto, la figura di uno dei più eminenti cofondatori della Società Geografica Italiana viene ripresa più volte negli studi specialistici e non solo, redatti nella prima e nella seconda metà del secolo scorso. Naturalmente quello che viene posto in evidenza è appunto l’importanza dell’Antinori come naturalista e botanico, oltre che come infaticabile protagonista di viaggi di esplorazione verso le sorgenti del Nilo e i successivi, anche più importanti, verso i grandi laghi. Di fatto viene ricordato, e in momenti storici molto specifici anche esaltato, come uno dei più importanti ed “eroici” esploratori italiani dell’Ottocento.
I meriti esaltati dalla letteratura che lo riguarda non sono solo quelli. Importante, se non fondamentale, è anche la sua alacre opera di tessitore di rapporti di solidarietà e di fiducia nei confronti di popoli che abitavano, e abitano, i territori interessati dal suo importante lavoro e dalle sue esperienze, in grado di rappresentare alcune tra le migliori pratiche dei primi anni della cooperazione decentrata umbro-laziale in Etiopia. L’ipotesi è quella di accentuare l’interesse e gli approfondimenti sul fatto che il grande esploratore sia stato un precursore della cooperazione di comunità. In tutti gli aspetti analizzati, il suo operato in Etiopia lascia in eredità un terreno fertile in grado di permettere in modo quasi naturale la ripresa di quegli antichi legami, interrotti dopo il suo decesso dai deplorevoli eventi del primo conflitto etiope-italiano del 1896 e della crudele occupazione coloniale dell’Italia fascista degli anni ’30, seguita poi dai feroci anni della giunta militare Derg, che governò l’Etiopia dal 1974 al 1987.
Del resto, la biografia stessa di Orazio Antinori ci suggerisce una personalità estremamente ricca e complessa nella quale gli interessi e le esperienze culturali, sociali e politiche significativamente avanzate danno senso a una parte importante della sua vita, fino alla scelta finale di voler morire nella terra di adozione piuttosto che in patria. Senza trascurare la sua rilevanza in campo scientifico, per poi approfondire le situazioni e le problematiche politiche e istituzionali del suo tempo e di quello immediatamente successivo, per approdare, infine, al tentativo di correlare la sua pratica di lavoro di allora con gli sviluppi di quella che nel tempo assumerà il nome di cooperazione allo sviluppo. Questo perché sembra che proprio ai modi di approccio alla realtà africana di Orazio Antinori possano ricollegarsi le opere più significative della cooperazione decentrata attualmente presenti ad Ankober.