Esordisce, fotografo per caso, a vent’anni, per mimesi rispetto ad un commilitone olandese appassionato di fotografia, durante il servizio militare presso la Nato in Germania.

Nei Paesi Bassi, dove è nato, a Rotterdam, da padre olandese e madre con antenati provenienti da molti paesi (Polonia, Germania, Libano) con un, per lui, grande maestro, Jan Schaper, lavora per più di due anni in camera oscura, dove apprende molti dei segreti e dei trucchi sulla sua Arte successiva.

Street photographer, gira a ventiquattro anni il suo primo documentario, su propria iniziativa, sulla sua città, con una macchina da presa Bell & Howell da 16mm, scelta perché compatta e facile da caricare, percorrendo Rotterdam in lungo ed in largo, in bicicletta, per quattro stagioni intere e d’inverno gira una parte sui pattini, su canali ghiacciati. Sviluppa così tecniche fotografiche applicate al cinema: questa sarà l’anteprima di una delle sue vite professionali. Per tre mesi monterà il girato con la pellicola, che il suo maestro gli ha fornito, sui ritmi di musica jazz a quella del ‘500. La televisione comprerà il documentario che vincerà il suo primo premio. Seguono tanti altri documentari, su vari soggetti.

Sempre negli anni ’60 accompagna il grande street photographer francese, Henri Cartier Bresson per tre giorni, affascinato dal suo scattare foto all’improvviso, tirando fuori da sotto la giacca la sua Leica per qualche secondo e s’innamora profondamente di questo stile.

Per il cinema lavora per anni come assistente, operatore e più tardi come direttore della fotografia, fa ritratti a sei grandissimi direttori della fotografia negli USA; lavora sul set con Woody Allen a New York, e con Francis Ford Coppola a Los Angeles. Insegna in un corso di cinematografia alla New York University per tre mesi.

Viene in Italia una prima volta nel 1964, incaricato dalla tv olandese di documentare la riunificazione di partiti socialisti.

Conosce il produttore cinematografico Leonardo Pescarolo, che, pur non avendo visto di Hans alcun filmato, ma solo le sue foto 30x40cm, in occasione di un ennesimo soggiorno a Roma, viene premiato della sua costanza nel mantenere rapporti epistolari con Pescarolo, con un incarico di direttore della fotografia di un documentario sul pittore italiano Renato Guttuso, girato senza lesinare sui mezzi finanziari, in 35mm. Acquisisce così una nuova professionalità, i documentari sulla pittura, che sfrutta subito dopo con il pittore Corrado Cagli. Altri artisti seguono.

Per tre anni lavora anche per la RAI, tra un documentario e un altro, facendo A come Agricoltura, che un po’ di anni dopo verrà chiamato Linea Verde.

Lavora tra Roma, cinema & televisione e Milano, pubblicità, in particolare di make up

E’ ritrattista di personalità importanti: il Papa Paolo VI, il Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini; i registi Mario Monicelli, Lina Wertmuller, Francesco Rosi, Pierpaolo Pasolini, Maurizio Nichetti, Bernardo & Giuseppe Bertolucci, Luca Ronconi e Pupi Avati; la Presidente delle Comunità Ebraiche Tullia Zevi; gli architetti Gae Aulenti, Renzo Piano, Alessandro Mendini; gli stilisti Krizia, Ferré, Armani, Moschino, Missoni e Versace; i filosofi Norberto Bobbio, Emanuele Severino, Gianni Vattimo e Salvatore Veca , attori e attrici ed altri artisti del teatro e del cinema: Dario Fo & Franca Rame, Francesca Dellera, Paolo Falace, Nanni Loy, Paolo Hendel, Gino Paoli, Lea Massari, Lina Sastri, Milva, prima ballerina assoluta Carla Fracci; critici d’arte come Federico Zeri, Achille Bonito Oliva e Gillo Dorfles; Principessa Irene Galitzine, Amministratore Delegato Italtel, Marisa Bellisario, Luca di Montezemolo; giornalisti e scrittori Natalia Aspesi, Luigi Malerba, Alberto Moravia, Irene Bignardi, Fernanda Pivano, Giorgio Soavi, Emilio Tadini, Domenico Rea, Carlo Rognoni, Alberto Ronchey; compositore Ennio Morricone, ed altri ancora.

L’inizio fu casuale: un giorno a Trastevere ascolta un vicino di tavolo al bar parlare: riconoscendo nel suo italiano l’accento olandese, gli parla e scopre che è un giornalista che doveva intervistare Pier Paolo Pasolini e cercava un fotografo…

Ascoltarlo raccontare come li ha ritratti è una gioia assoluta.

Ha viaggiato moltissimo ed ha sempre tratto ispirazione dei luoghi e dalle persone: quando racconta la sua permanenza di quattro mesi in Africa, il suo amore per le persone incontrate emoziona.

Venti anni fa incontra la sua compagna levantese e si ferma qui. Al Casinò si possono ammirare molti dei suoi ritratti, di persone famose e non, ed anche sulla sua pagina Facebook, e su Pinterest: Hans Visser Photography.

Ha una naturale predisposizione nel far vedere le cose che si guardano. L’arte di fotografare è difficile da insegnare: le tecniche certo sono importanti, ma ci vuole occhio, cuore e cervello.

Lo si trova spesso in giro in bicicletta, con l’adorato cane Penelope (Penny), oppure al Casinò, gestito dalla famiglia.

Sulla fotografia dice: “Se passa un giorno in cui non ho fatto qualcosa legato alla fotografia, è come se avessi trascurato qualcosa di essenziale. È come se mi fossi dimenticato di svegliarmi”.

Sulla vita: “Odio tutto i fanatismi, di qualsiasi genere: dalla religione allo sport. Odio la falsità e le bugie dei nostri politicanti e i delinquenti della politica, il prendere per il culo la gente, sia nella religione, come nella politica! Odio i corrotti, il razzismo, la censura, perché amo la libertà, che è un bene prezioso! Ho un certo senso religioso, ma non appartengo a nessuna religione e non lo vorrei mai. La religione dovrebbe unire il mondo, invece divide e il potere religioso mi rende allergico a qualsiasi insegnamento.”