Silvia, “quella nata con la valigia” (nomignolo che, come afferma lei stessa nel suo blog, le è stato dato, visto il grande entusiasmo per i viaggi) proviene da una famiglia che dire cosmopolita è riduttivo.

Nonna Clorinda nasce nei pressi di Soviore e si trasferisce poi a Vernazza per via del marito, Antonio.
Quest’ultimo rimane imbarcato per due anni e in seguito, iniziata la guerra, entra nei partigiani e vi rimane fino alla fine del conflitto, quando sposerà la sua Clorinda detta Dora e avrà due figli, tra cui il padre di Silvia.
La loro è una vita semplice, fatta di duro lavoro nei campi fin dalle prime ore dell’alba, gestendo i propri e spesso anche quelli altrui.

La mamma di Silvia invece cresce in Argentina (a causa del lavoro del padre) e conosce perciò benissimo lo spagnolo.
Silvia pertanto ha da sempre un rapporto dinamico con le lingue, parlandone fluentemente quattro.

La passione per i viaggi è però anche eredità paterna: il padre infatti a 13 anni si trasferisce a Nervi per lavorare e una volta maggiorenne si imbarca sulle navi da carico come cuoco, facendo anche una lunga tappa non prevista in Indonesia, fino al ritorno a Porto Venere, poi Soviore e infine a Bonassola.

Anche Silvia inizia molto presto a viaggiare: studia a Parma, dove viene ammessa alla facoltà di veterinaria (ammissione che rifiuterà in favore di Conservazione dei beni musicali).
Al terzo anno parte per un Erasmus a Nizza, decidendo poi di spostarsi alla Sorbona a Parigi.
Quindi fa un master e collabora prima con l’Opera parigina (grazie al suo amore sconfinato per l’arte canora e il teatro), quindi si trasferisce a Valencia e lavora presso il Palau de las Artes.
Sono anni di viaggi frequenti e poco soddisfacenti dal punto di vista della conoscenza dei luoghi, dovendo muoversi di continuo e per brevi periodi, ma per lavoro.

Tornata finalmente in Italia collabora con i genitori nell’hotel di famiglia, guadagnandosi molto presto una buona fetta di clienti che, grazie al passaparola tradizionale e online, sostano volentieri per qualche giorno e lasciano recensioni del tutto positive.
La clientela è quantomeno eterogenea: italiani, australiani, canadesi, americani, francesi.
Silvia però non si accontenta e frequenta attivamente dei corsi di Hotel Management, organizzandoli poi a sua volta.

Apre inoltre un blog molto seguito, Silvia’s Trips, grazie ai suggerimenti di alcuni amici abituatisi ad utilizzare i suoi taccuini di viaggio per le loro vacanze, che le consigliano quindi di mettere a frutto la passione per i viaggi combinandola con quella per la scrittura e mettendola al servizio del popolo del Web.

Per definirla, tre parole: teatri d’opera, viaggio, Vernazza, nell’ordine che preferite.
Il suo (grandissimo) mondo può essere anche definito con altre parole come scrittura, blogging, etica, qualità, organizzazione, apertura mentale, ospitalità, Levanto.

Vernazza è la sua casa, che è essenza, passione e famiglia. Gli adorati nonni e le radici. Nel tragico momento dell’alluvione molla tutto e si mette a disposizione assoluta con tutto quel che sa fare. In particolare la comunicazione e il fund raising. Con discrezione assoluta. E amore, anche lui assoluto.

Dopo i teatri d’opera, altra passione totalizzante, torna con un’attività professionale ad hoc, che lei svolge con tutta la professionalità di cui è capace, pur scalpitando per 9 mesi, soffrendo un pochino la non mobilità, aspettando il mese della libertà dove può viaggiare, viaggiare, viaggiare e scrivere, scrivere, scrivere per dare tracce e idee di percorsi agli aspiranti viaggiatori. Chi ne ha letti, preparerebbe subito la valigia per seguirne le orme tracciate.

Fornire servizi e organizzarne per rendere più piacevole i soggiorni a Levanto è ora una delle sue missioni.