Levanto entra in guerra: 10 giugno 1940
Il 1940 è stato per l’Italia l’anno dell’entrata in guerra: Levanto visse questa data storica, come molte città italiane, con un misto di euforia e preoccupazione.
Il suono della guerra Una volta i rapporti tra gli abitanti di Levanto e quelli delle frazioni non erano buoni: molti raccontano che addirittura le maestre della scuola elementare trattassero male coloro che non abitavano in paese e i ragazzi rifiutassero di ballare con le giovani se residenti fuori dal centro.
Fin dal 10 giugno 1940, la guerra cambiò queste e molte altre cose, favorendo la solidarietà tra i levantesi.
Tanti capirono che il conflitto era iniziato dal suono delle campane, che cominciarono a suonare all’unisono. Altri invece si ritrovarono in Piazza Cavour, dove oggi sono situati gli uffici comunali, per ascoltare il discorso di Mussolini in radio, alle sei di sera.
La piazza era gremita di persone entusiaste e mentre tutti prestavano attenzione a quanto detto dal Duce, i carabinieri arrestavano a Piè di Legnaro, poco fuori il paese, tre noti antifascisti, con l’accusa di ascoltare Radio Londra.
Tempu de guèra, ciü buxie che tèra “Tempo di guerra, più bugie che terra”, si diceva a Levanto, facendo riferimento alle falsità che il regime propinava per presentare una guerra vittoriosa, quando in realtà le prospettive erano tutt’altro che rosee.
I giovani ancora non immaginavano neppure che il territorio che tanto amavano sarebbe stato colpito duramente dagli attacchi aerei, che tentavano di bombardare la stazione ferroviaria per impedire le comunicazioni.
La guerra era vissuta come un evento lontano, del tutto estraneo alla realtà di paese: i levantesi ascoltavano i bollettini di guerra parlare dell’Africa, della Russia e dell’Albania, non immaginando che di lì a poco molti loro concittadini sarebbero partiti e non avrebbero più fatto ritorno.