Matteo Vinzoni. Viaggio nel 2017
Grazie a coloro che hanno tenuto viva la conoscenza e la curiosità del pubblico sulla mia vita e la mia opera, studiosi come Angelo Terenzoni e Massimo Quaini, discendenti quali Agostino Vinzoni, appassionati di storia e geografia, oggi, 2017, mi è consentito di visitare le terre in cui sono nato e ho svolto la mia professione di ingegnere e cartografo.
Ve ne farò un racconto, iniziando dall’illustrazione del punto di vista del mio sguardo, di ingegnere e cartografo, vissuto a cavallo tra diciassettesimo e diciottesimo secolo.
La prima cosa che mi ha colpito: il grande cambiamento, le tante costruzioni e la minor cura del territorio.
Certo oggi non avrei più bisogno di lavorare per qualcuno alla soluzione di dispute di confini, anche perché Liguria, Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna sono territori amministrativi denominati Regioni, all’interno di una Italia, unita da più di 150 anni, mi dicono.
La Repubblica di Genova, il Regno dei Savoia, il Ducato di Parma e il Granducato di Toscana hanno ceduto il passo a Regioni, che hanno confini, ma non ho visto nella mia prima escursione greggi di pecore portati a pascolare o coltivazioni di grano seminato da popolazioni in terreni altrui, piuttosto rari anche nei propri, tanto che mi sto chiedendo di che cosa si nutrono oggi le popolazioni.
Le modalità per spostarsi oggi sono molte di più, certamente più veloci, ma non so dire se sono “migliori”, perché consentono di vedere e osservare poco o nulla.
Vedo poco, come è capitato a me a suo tempo, padri e figli camminare e lavorare insieme: peccato perché io devo tutto, ho imparato tutto da Panfilio, mio padre: di mio ho aggiunto personalità, colore e prospettive, da pittore.
Il camminare a piedi si chiama escursionismo ed è diventato una scelta di vita, una forma di attività di benessere e di una cosa che chiamano turismo, così come lo spostarsi su due ruote di bicicletta, nelle mie terre non è proprio agevole e riposante, a meno che non si usino biciclette alimentate, mi hanno detto, da una batteria ricaricabile con l’elettricità.
Ci sono aerei, elicotteri, treni e auto: avendoli in questa mia visita provati tutti, seppur con qualche timore, potrei dire che gli aerei piccoli e gli elicotteri, stupende dimostrazioni dei progressi umani, hanno una utilissima utilizzazione per soccorsi e interventi in caso di calamità. Purtroppo ciò è dovuto al fatto che i terreni oggi sono in gran parte oggetto di incuria (e non di cure!) e quindi non sono sempre raggiungibili a piedi.
Però se ripenso a tutti i malanni che mi sono preso andando per mare o a piedi al freddo e alla pioggia, lo spostamento nel chiuso di una automobile o di un treno oggi mi ha messo al riparo ed evitato tante malattie e indebolimento del fisico di allora.
Ho ripercorso a piedi l’acquedotto di Genova e ne ho tratto qualche amara riflessione sulla costruzione di opere pubbliche e sulla loro manutenzione: allora sono stato molto colpito positivamente, oggi no.
I miei studi di architettura e ingegneria, anche oggi l’Università di Genova è reputata prestigiosa, mi hanno insegnato moltissimo, soprattutto la precisione professionale fondata su dati certi. Oggi mi pare che abbiano la meglio la velocità e le decisioni di una classe politica che non sempre, mi dicono, fonda le proprie decisioni guardando le carte, considerando con attenzione i dati.
Come senso del dovere mi pare non siano più all’altezza dei miei tempi. Ma potrei sbagliare. Personalità come Napoleone e Richelieu, con cui ho avuto una corrispondenza per difendere, con successo, il mio lavoro di umile cartografo, non ci sono più.
Mi parrebbe che anche oggi sarebbe indispensabile fondare decisioni di uso del territorio anche su una visione storica: forse non sono rimasto abbastanza a lungo in questo secolo per essere certo che, come mi hanno detto in molti, ciò non accade se non raramente.
Mi pare curioso che oggi il popolo elegga i suoi rappresentanti e non sia più “rappresentato” da dogi, duchi, re e granduchi e che mi sia sembrato ancor meno cittadino attivo e non partecipi alla vita pubblica quanto sarebbe possibile, logico e auspicabile. La “democrazia” non mi pare così sviluppata.
L’esempio di cui scrissi allora della Comunità degli otto luoghi, certo, nata per mere ragioni di difesa, pensavo di trovarla oggi moltiplicata per mille; purtroppo vedo solo aree interne e poche cooperazioni tra comuni.
Le mie attività di ingegneria a protezione da inondazioni (non dalle malattie) non credete siano attualissime, ma sarebbero ottimamente applicabili oggi. Eppure la cartografia ha fatto grandissimi passi in avanti, attraverso la tecnologia.
La mia vita e la mia opera potrebbero essere una lezione per l’attualità…
Per fortuna c’è, almeno, il Festival delle Geografie, addirittura nel mio nome, e ci sono due giovani donne che hanno disegnato per me una “graphic novel” che mi hanno spiegato essere una storia (la mia!) accompagnata da illustrazioni. Certo, non esistendo riproduzioni del mio viso né del mio corpo, le giovani hanno dovuto far ricorso alla loro fantasia. Non mi somiglia, ma mi piace.
In questo libro, curato nella forma e nei contenuti con passione e amore, troverete miei manoscritti, mie carte e miei disegni, oltre alla graphic novel.
Grazie a Giorgio e Lilli Devoto di Edizioni San Marco dei Giustiniani, all’Archivio di Stato e ad Agostino e Lucia Vinzoni.